Comitato Regionale

Campania

TMA - Manifestazione al Caravaggio Sporting Village - 12/04/2015

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Si è tenuta ieri, domenica 12 aprile 2015, nella piscina del CARAVAGGIO SPORTING VILLAGE AQUA & FITNESS sita a Napoli in Via Nino Bixio 65/A, la prima manifestazione di nuoto riservata a bambini e ragazzi autistici con disturbi della comunicazione e della relazione.

Durante la mattinata si sono tenute le gare sulle distanze dei 25 e dei 50 metri nei vari stili, e a chiusura anche una staffetta societaria.

I genitori presenti alla manifestazione hanno potuto assistere alle prove dei loro figli ed alle successive premiazioni rese ancora più importanti dalla presenza di Massimiliano Rosolino, l'ex nuotatore italiano, campione olimpico a Sydney nel 2000 e mondiale a Fukuoka nel 2001 nei 200 metri misti e dal presidente della Lega Nuoto Uisp Campania, Federico Calvino.

Si ringrazia la società ospitante per la cortese ospitalità e tutto il GAN Campania coordinato dal Presidente, Giuseppe Spada.

Foto manifestazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Terapia Multisistemica in Acqua (T.M.A.) è stata da noi definita una terapia sviluppata in ambiente naturale (piscina pubblica) con un modello teorico di riferimento e una metodologia strutturata attraverso fasi, che utilizza inoltre metodiche cognitive, comportamentali, relazionali e senso motorie. Tale terapia si rivolge ai soggetti con autismo, disturbo pervasivo dello sviluppo e disturbi della comunicazione. Si svolge in una piscina pubblica (setting naturale) ed ha scopi espliciti e scopi impliciti.

Gli scopi espliciti, che tra l’altro danno forma all’attività, sono l’insegnare a nuotare e sapersi adeguare alle regole della piscina.

Gli scopi impliciti di tale terapia sono di migliorare le capacità dei soggetti di muoversi nel mondo in modo da poter aumentare la qualità della loro vita.

Il fine ultimo della terapia non è l’insegnamento del nuoto, né l’uso di quest’ultimo per svago o ricreazione, anche se il gioco e lo stare bene insieme vengono utilizzati come elemento facilitante la relazione e la gestione delle emozioni. Il nuoto è utilizzato come veicolo per raggiungere obiettivi terapeutici e attuare il processo di socializzazione e integrazione con il gruppo dei pari. Il bambino che impara a nuotare durante l’intervento può ridefinire le relazioni con il terapeuta e con gli altri bambini.

Raggiunta l’autonomia, infatti,il soggetto, che nella fase iniziale aveva mostrato soltanto evitamento e allontanamento, ora può dimostrare, in piena indipendenza, un’intenzionalità relazionale con il terapeuta e con l’eventuale gruppo d’integrazione. Il soggetto quando si appresta ad imparare le attività natatorie, si sente libero di esplorare l’ambiente acqua e capace di interagire in quest’ultimo.

Utilizzando tali nuove capacità acquisirà autostima e un senso di autoefficacia supportato e rinforzato dal terapeuta e dalla famiglia.

In sintesi l’applicazione clinica della TMA, favorisce l’apprendimento e lo sviluppo del bambino autistico a livello emozionale, cognitivo, comportamentale, sensomotorio, sociale e comunicativo. La TMA si attua attraverso un processo interpersonale pianificato e consapevole volto a influenzare disturbi del comportamento e relazionali con mezzi prettamente psicologici verbali e non verbali in vista di un obiettivo elaborato, che può essere la riduzione dei sintomi o la modificazione delle capacità comunicative.

Questa metodologia è fondata sul rapporto umano e su procedure tecnico-sperimentali. Pertanto propone la modificazione degli schemi cognitivi, comportamentali, emotivi e di interazione, nonché di un versante psicoeducativo in modo da poter dare elementi di gestione alla famiglia in una sorta di co-costruzione della diagnosi funzionale che rispecchia le reali capacità del bambino. Nella TMA il trattamento ha finalità a medio e lungo termine, centrandosi sui cambiamenti della persona che pongono le condizioni per definire “terapeutico” l’intervento.

La TMA non deve essere l’unico intervento né limitarsi né entrare in contrasto con altri ma, va inserita in un intervento globale, condividendo gli obiettivi. Il trattamento dovrà essere parte di un intervento terapeutico educativo di un equipe interdisciplinare. Noi partiamo dal presupposto che l’autismo ha una genesi multifattoriale e gli interventi sono essi stessi multidisciplinari. Non essendo ancora stata individuata la causa unica dell’autismo, numerosi sono i professionisti che se ne occupano con formazione e modalità diverse: medici, psicologi, logopedisti, psicomotricisti, educatori, tecnici della riabilitazione.

È evidente che per avere successo si necessita di interventi specifici che tengano conto dell’individualità di ogni singolo soggetto e del contesto in cui è inserito, altresì è necessario un confronto e un dialogo tra i diversi professionisti che si occupano del soggetto con questa sindrome. In questo modo tutti condividono i successi e gli insuccessi, le limitazioni e i possibili cambiamenti in modo da individuare un percorso comune.

 

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